Ciao ragazzi: questo è sempre il primo aggiornamento...mi sembra il minimo
Oggi è il 15 settembre, il pastore si è già alzato e io preparo la moto per partire. Per la benzina, capisco che un poco più avanti un tipo che si era fermato poco prima dal ristorante vende la benzina.
Uno dei cuochi mi saluta
Arrivo al “distributore”: che schifo di servizio, nemmeno i punti premio fedeltà, una vera indecenza
ovviamente, come in tutti questi paesi e come nel sud est asiatico (es.Laos) se io ti porto la benzina dove non ci sono distributori, te la faccio pagare un poco di più. Qui era rincarata del 60%...infatti questa era poi la macchina di quel pastore/benzinaio
dopo un paio d’ore ha iniziato a soffiare un vento trasversale alla strada e sull’asfalto si formava un “lenzuolo” di sabbia ondeggiante
qui mi ero fermato a prendere un caffè
poi all’improvviso, dopo tanti chilometri l’acqua
finalmente dopo nemmeno 400km un cartello con l’indicazione di Konye Urghench
porca miseria arrivo alla frontiera Turkmenistan-Uzbekistan
CHIUSA !!!!!!!!!!!!!!!!! Colpo di stato ? Attentato terroristico ? Guerra locale scoppiata ieri fra i due paesi ? Macchè, pausa pranzo. Questa non l’avevo mai vista davvero. Da mezzogiorno ad un orario che nessuno poi conosce c’è la pausa pranzo.
Anche questi stanno aspettando
tremo al pensiero di dover affrontare nuovamente la dogana turkmena, ma uscire si rivela senz’altro più veloce che l’entrata a Turkmenbashi. Alla frontiera uzbeka trovo un capitano che parla davvero bene inglese e mi da il permesso di ricopiare da una mappa appesa alla parete il tratto Nukus-Beyneu. Io l’ho usata e devo dire che alla fine è risultata davvero precisa
mentre compiliamo i moduli per l’ingresso in Uzbekistan ad un certo punto mi chiedono di che colore sia la mia moto: guardo dalla finestra e inizio a dirglielo e si mettono tutti a ridere, dal capitano a quello che stava scrivendo. Stavano in realtà chiedendomi dove, nel libretto italiano di circolazione, fosse indicato il colore della moto. Gli spiego che non c’è. Poi parlo col capitano della strada e lui che spesso è di servizio anche alla frontiera col Kazakhstan mi rassicura dicendomi che partendo da Nukus, troverò un poco di pietre, poi asfalto sino a poco prima della frontiera e poi la pista di terra rossa fino a Beyneu. Vabbè, andando piano ci arrivo.
Alla frontiera ci sono anche dei motociclisti francesi e tedeschi, 4 in tutto, che hanno brillantemente risolto il problema di girare in Cina con la moto. Stanno viaggiando con 2 sidecar cinesi che hanno comprato proprio in Cina. Con poco più di 1000 euro a testa hanno così avuto a disposizione un mezzo proprio con cui hanno girato liberamente, nessun funzionario li ha seguiti né gli è stato imposto alcun itinerario. Ovviamente il discorso cambia se si vuole entrare in Cina col proprio mezzo. Avevano tutti i documenti in cinese e in russo. Sono passati da Urumchi e Kashgar, da dove sono entrati in Tajikistan, poi Uzbekistan e ora andavano in Turkmenistan.
Una soluzione decisamente interessante devo riconoscere.
Loro vengono da Nukus e mi danno la dritta per l’hotel Nukus: 10$ a notte. Riparto e arrivo a Nukus la capitale della regione del Karakalpastan: se la desolazione e l’apatia sono due punti fermi della vostro stile di vita, allora vi suggerisco una settimana in questa cittadina uzbeka.
L’hotel
la stanza è a doppio letto con bagno e televisione
inoltre la carta moschicida fornita dalla direzione funziona davvero bene
mentre finisco di scaricare la roba avverto un ottimo odore di fritto e annuso l’aria. L’uomo che era alla reception mi fa un cenno come per chiedermi se mi da fastidio, ma io gli rispondo che invece è un’odorino invitante. Allora mi fa cenno di seguirlo nel corridoio e arriviamo in cucina, dove stanno friggendo il pesce per la cena degli addetti dell’albergo. Dopo che accetto di fare un brindisi con la vodka (a ridagli e pure a stomaco vuoto) mi offrono il pesce preparato secondo la miglior tradizione uzbeka: cosparso di sale grosso e poi buttato nell’olio bollente.
devo riconoscere che intervallando la vodka col pesce fritto e la cipolla e i pomodori i 5 giri successivi di bevuta sono andati per il meglio.
Alla sera ho fatto un giro per Nukus, ma a parte i pochi ristoranti (in uno addirittura suonavano) non c’era altro: a mezzanotte ero già sotto le lenzuola, dopo aver cambiato la carta moschicida.
Il giorno dopo, il 16 settembre, decido di fare un giretto per la città con la luce del sole, ma di partire per Beyneu, così da spezzare il tratto in due parti: sono più di 400 km, troverò bene un posto da dormire.